lunedì 4 ottobre 2010

Casa: ora meglio mutuo a tasso variabile, ma il rischio è alto

Chi ha bisogno di un mutuo per l'acquisto di una casa, si trova di fronte al
classico dilemma tra tasso fisso e variabile. Secondo una rilevazione
compiuta da Altroconsumo fine agosto 2010, la differenza tra le due
tipologie di tasso è alta, a ben 2,63 punti percentuali. Perciò, secondo
l'associazione dei consumatori, il tasso variabile è oggi sicuramente da
preferire. Ma assieme a questa constatazione, c'è l'avvertenza: attenzione
alle variazioni della rata nel corso del tempo: se i tassi di mercato
salgono, anche la rata del mutuo indicizzato sale.
Il consiglio, in particolare, è che deve scegliere un mutuo a tasso
variabile solo chi è in grado di sostenere un eventuale aumento della rata
fino al 30 per cento. In situazione di forte aumento dei tassi (di più di 10
punti percentuali) la rata attuale potrebbe anche raddoppiare. Se ad esempio
oggi la rata del mutuo fosse di circa 550 euro e tra tre anni i tassi
crescessero di 3 punti (dunque il tasso del mutuo salisse dal 2,95 per cento
della prima rata al 5,95 per cento), la rata passerebbe a circa 690 euro,
circa il 25 per cento in più.

Secondo la rilevazione compiuta da Altroconsumo, per il tasso fisso, i mutui
più convenienti sono quelli offerti da Barclays: col mutuo a 10 anni, per
ogni 1.000 euro prestati, se ne spendono 9,99 al mese, fino al mutuo a 30
anni, dove, per avere la stessa cifra, bisogna sganciare 4,80 euro, quasi 5
volte di più. E lo stesso istituto bancario conquista il podio anche per il
tasso variabile. In questo caso, per avere 1.000 euro in 10 anni, bisogna
versarne 8,99 al mese. In 30 anni, ce ne vogliono 3,47.

Ricordiamo che quest'anno c'è stata un'importante novità, su questo fronte:
la riforma del credito al consumo, col Decreto legislativo n. 141 del 13
agosto 2010. La nuova norma introduce il principio che il consumatore vada
informato e tutelato, affinché non si impegni finanziariamente oltre le
proprie possibilità. Ma la novità più interessante, per i consumatori, è
l'abolizione della norma che consentiva ad una delle parti del contratto di
variarne in maniera unilaterale il contenuto, lasciando il manico del
coltello solo dalla parte delle banche.
Fonte: http://it.biz.yahoo.com