sabato 19 luglio 2008

Tremonti: Nessun tesoretto ma ridurremo il deficit senza alzar le tasse... ma voi ci credete ancora?

Quella sul tesoretto era una favola. A stoppare il vociare in merito a
fantasiosi extragettiti capaci di rimpinguare le casse dello Stato è il
ministro dell'Economia Tremonti che senza mezzi termini parla di "mitologia
del tesoretto". Attenzione a parlare di risorse inesistenti, quindi, anche
in previsione del fatto che "la crisi economica in atto nel mondo e
nell'Italia può aggravarsi".

Il numero uno di via XX Settembre vede nell'attuale sistema economico
mondiale "effetti di progressiva e complessiva instabilità caotica. Non
credo sia possibile prevedere un equilibrio sistema per cui per metà della
ricchezza l'inflazione supera il 10%. È evidente che siamo oltre una
possibile soglia di rottura". Da qui la riflessione del ministro: "Il mondo
è cambiato in modi profondamente negativi, opposti rispetto a quelli che
erano state in qualche modo configurati. Quell'80% di ricchezza controllato
da 700 milioni di soggetti è sceso al 50 per cento. L'altro 50% è
controllato da soggetti che hanno caratteristiche opposte, non sono
caratterizzati dallo stesso codice di governance. Giusto o sbagliato, il
vecchio G7 era molto più forte di quanto sia oggi il G8. Sono soggetti che
hanno spinte storiche, dimensioni anarchiche, a volte democratiche a volte
no".

Poi l'analisi dettagliata dei conti pubblici e delle misure contenute nmella
manovra che porta la sua firma. Tremonti ha ricordato che nel 2007 il
rapporto deficit-Pil era all'1,9% e la crescita era stimata a +1,5%; e che a
giugno 2008 i dati erano già peggiorati al 2,5% e allo 0,5%.

"Il Governo Berlusconi non ha ereditato nessun tesoretto, nessuna ricchezza
giacente o nascosta. Da tutte le parti ci sono numeri col segno meno", ha
detto il numero uno di via Nazionale intervenendo il Aula alla Camera
all'inizio della discussione sulla manovra. E sulla lotta all'evasione
assicura che l'effettivo contrasto " arriverà dall'introduzione del
federalismo fiscale". Il ministro ha però tenuto a sottolineare che
federalismo fiscale "può essere fatto solo con il consenso generale" e che
la convinzione sulla sua utilità si sta diffondendo anche nel Mezzogiorno,
dove si registra una "caduta di diffidenza. Sarà fondamentale - ha
aggiunto - un accordo tra tutti noi sulla preventiva costruzione di una
'base di dati' condivisi sulle grandezze di finanza pubblica. È fondamentale
prima di fare scelte politiche, trovare un punto d'incontro su entrate
uscite, stock, flussi, dinamiche aggregate".

Le riforme istituzionali sono invece "strategiche" per il paese e la sua
economia. Per quanto la riforma che riguarda la modifica della Costituzione
e la struttura del governo, il ministro Tremonti ha sottolineato come possa
essere considerato valido come riferimento di partenza la "bozza Violante",
messa a punto durante la scorsa legislatura quando Violante era presidente
della Commisione affari costituzionali.

In merito alla Robin Hood Tax, la tassazione straordinaria sui profitti
delle compagnie petrolifere, Tremonti ha assicurato che la misura non avrà
alcuna ricaduta negativa sulle famiglie, anzi, i quattro miliardi che si
recupereranno "andranno tutti al settore sociale". Secondo il ministro, con
la nuova tassa si esclude "ogni forma di traslazione sugli utenti. Anzi ci
sarà un appesantimento fiscale a carico delle imprese. Abbiamo preferito -
ha aggiunto - tassare l'industria petrolifera. Tremonti è poi tornato a
difendere la decisione di tassare il settore petrolifero, banche e
assicurazioni affermando che la Robin tax "ha un valore civile profondo".

Il ministro rivendica il nuovo metodo inaugurato con l'anticipo delle
misure della finanziaria che prima "occupava nove su 12 mesi" mettendo in
evidenza come, grazie al nuovo sistema, si interrompa "una storia
finanziaria negativa che ci ha portato ad avere il terzo debito pubblico al
mondo senza essere la terza economia mondiale". Del resto, se avere blindato
il bilancio pubblico prima dell'estate e per tre anni "è una colpa è una
'felix culpa' ", ha detto, aggiungendo che "in questo modo si è messo al
riparo da potenziali criticità sistemiche. Speriamo che non ci siano, ma è
stato fondamentale".

Nel corso del suo intervento mattutino sul decreto legge sulla manovra
Tremonti ha anche parlato dei conti pubblici: "Ridurre il deficit non
aumentando le tasse": è questo l'obiettivo in cui il Governo "si riconosce
perfettamente".

Per la sicurezza invece sono in arrivo 400 milioni di euro. E sulla sanità,
nel 2009 e nel 2010 non ci sono interventi riduttivi ma è stata finanziata
l'abolizione del ticket sulla diagnostica. Solo per gli anni successivi
arrivano "misure di contenimento" della spesa.

Le polemiche sulla manovra, oggi alla Camera, non sono mancate. All'inizio
della seduta il presidente, Gianfranco Fini, ha annunciato l'intenzione del
governo di porre il voto di fiducia su un maxiemendamento al decreto. Dure e
immediate le proteste dell'opposizione che ha subito contestato il metodo
adottato da maggioranza e governo.

"L'emendamento per l'Aula comprende le modifiche che la commissione aveva
esaminato ma non inserito" per accelerare i propri lavori lasciandone il
compito al governo", ha detto il ministro per i Rapporti con il parlamento
Elio Vito intervenendo in aula alla Camera e rilevando che la presentazione
del testo "è un fatto di trasparenza". Il ministro ha dichiarato che,
rispetto al testo della commissione, le novità consistono "nella stesura
dell'articolo 60 che modifica la disciplina della legge Finanziaria. Sono
state inserite alcune misure come quelle sulla copertura dei ticket, la
totale esclusione delle autorità indipendenti dalla nuova disciplina,
semplificazioni alla documentazione richiesta in materia di privacy".

Nel maxiemendamento ci sono solo aggiunte parziali, "davvero parziali", al
testo della Commissione, ha assicurato lo stesso Tremonti.