venerdì 1 agosto 2008

Quando il Mutuo diventa un incubo

Le rate dei mutui a tasso variabile strozzano le famiglie: gli aumenti sono
stati del 10% annui.

Addio alla casa. Il 2008 andrà probabilmente in archivio come l'anno boom
dei pignoramenti, con una crescita media del 20%. Un saltone, specie se
confrontato con l'anno 2003, quando ancora molti fantasmi non si erano
affacciati: rispetto ad allora la case vendute dal tribunale sono il 46,50%
in più.

I numeri parlano chiaro: Dal 2003 ad oggi il numero degli immobili pignorati
è cresciuto costantemente, anno dop anno. Un super aumento che si spiega in
molti modi: carovita, con i rincari di pane, pasta, frutta, verdura e
benzina a svuotare i portafogli, ma anche il boom dei mutui. "Cos'è successo
in questi anni? Semplice, il tasso Euribor è schizzato alle stelle", spiega
Alessandro Valgimigli di Systema Mutui. In parole povere, è aumentato il
costo del denaro, e di conseguenza le rate dei mutui a tasso variabile.
"Facciamo un rapido conto: la rata di un mutuo ventennale che copre 100mila
euro costava nel luglio 2006 la cifra di 605 euro. Oggi ne costa 716, cioè
111 in più. E naturalmente se fosse stato più caro o più lungo l'aumento
sarebbe stato maggiori. Consideri che i nostri clienti hanno mutui medi di
140mila euro...".

Risultato: in due anni, l'aumento del costo del denaro ha spinto in alto le
rate dei mutui. "Un aumento di 100 o 200 euro al mese è sostenibile per un
anno, non di più. Se il mutuo è di 20 o 40 anni non ce la si fa più". Un
parallelo inquietante: nel 2007 l'aumento di mutui erogati fu del 10%, oggi,
appena sette mesi dopo, il 10% è l'aumento di pignoramenti. C'è un legame?
"Così stretto no. Dal 2000 al 2005 i mutui crescevano, ma i pignoramenti non
erano in numero così alto. Le famiglie italiane sono meno indebitate che
quelle del resto d'Europa, ma cominciamo a vederne tante prigioniere delle
rate".

Ma come funziona il meccanismo che porta via la casa per pagare i debiti? "C
'è una normativa europea — spiega Nello Fioroni, vicedirettore della Cassa
dei Risparmi di Forlì e della Romagni — che stabilisce 180 giorni di tempo
per pagare. Dopo questo periodo di insolvenza, la banca è tenuta a
denunciare il debitore. A quel punto si va in tribunale, dove il giudice
stabilisce un precetto, una sorta di ultimatum, un termine entro il quale
pagare pena il pignoramento. Che scatta solo in caso di prolungata
insolvenza". Il tutto condito con le tradizionali lungaggini all'italiana.
"Però nel nostro caso le azioni legali sono in netto calo negli ultimi due
anni, per effetto del decreto Bersani: la possibilità di allungare il mutuo
o di trasformarlo da tasso variabile a tasso fisso hanno salvato molti
risparmiatori".

Di parere opposto Vittorio Girolimetti di Assoutenti: "Questa situazione è
la dimostrazione che le liberalizzazioni non hanno funzionato. Le banche
dovrebbero essere più prudenti. Le coppie monoreddito forlivesi sono in
grande difficoltà. Altro che rinunciare a una pizza a settimana...". Cosa si
può fare? "Servono politiche nazionali e regionali — spiega l'assessore al
welfare Loretta Bertozzi —, noi possiamo fare qualcosa se arrivano fondi ad
hoc, come in passato. Per esempio? I buoni per la casa, che grazie ai
finanziamenti permettevano sconti sull'acquisto della prima casa. C'era una
graduatoria che teneva conto della giovane età e del reddito". Una sorta di
case popolari, ma con la graduatoria completamente diversa.

Fonte : http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/