È ancora troppo presto per parlare di crisi, ma sicuramente le tensioni
internazionali che giungono dagli Stati Uniti e la tensioni sull'inflazione
che stanno fortemente preoccupando la Banca centrale europea, hanno
condizionato l'ultimo anno del settore immobiliare. A dimostrarlo, l'analisi
fornita dall'istituto di ricerca Nomisma nel Rapporto sul mercato
immobiliare nel primo semestre dell'anno, da cui emerge un quadro chiaro: i
tempi di vendita delle case si sono allungati fino ai sei mesi e, per la
prima volta negli ultimi 10 anni, sono diminuiti i prezzi reali che crescono
di appena l'1,1% al netto dell'inflazione.
Numeri alla mano. Nel 2007 ci sono state 40mila compravendite di abitazioni
in meno rispetto al 2006 (-4,6%) e un decremento dell'1,2% dell'erogazione
dei mutui.
Non solo. Scoraggiate dall'aumento dei tassi di interessi dei mutui e da una
diffusa stretta creditizia, sono pochissime le famiglie italiane che hanno
intenzione di comprare un'abitazione nei prossimi dodici mesi: 1,8% contro
il 7% registrato agli inizi del 2000.
A fare registrare gli incrementi maggiori sono stati comunque i settori di
impresa, in particolare quello commerciale, mentre più contenuta è risultata
la dinamicità riscontrata in corrispondenza delle abitazioni.
Secondo il Rapporto di Nomisma, per quanto riguarda le modalità di acquisto
delle case sono il 22,2% del totale le famiglie che hanno in corso un mutuo
e corrispondono a 5milioni e 174mila nuclei famigliari. Di questi l'89,5%
(circa 4,5 milioni ) ha un mutuo per la prima casa e l'11,9% per altre case.
La domanda di abitazioni è composta dal 51% per la prima casa (in
tendenziale aumento rispetto al 2007, frutto delle richieste di nuove
famiglie e del passaggio dall'affitto alla proprietà della popolazione
immigrata straniera) , dal 28% per la sostituzione, dal 9% per la seconda
casa e dal 12% per investimento.
In quattro grandi città si registrano cali reali dei prezzi delle abitazioni
nell'ultimo anno, con flessioni comprese fra il -0,5% e il -1%: si tratta di
Milano, Bologna, Firenze e Venezia. Gli sconti sui prezzi richiesti per le
case crescono del 10% sull'anno e vanno al 12,2%.
Le 13 grandi aree urbane nazionali vedono inoltre una flessione delle
transazioni del 9,3%, ma già avevano cominciato a perdere terreno nel 2006,
diminuendo del 2,2%, mentre le intenzioni di acquisto di un'abitazione nel
prossimo anno sono sui livelli più bassi dell'ultimo ciclo immobiliare
(1,8%), quando erano al 7% all'inizio degli anni 2000.
La dèbacle del mercato immobiliare si ripercuote anche sulle erogazioni dei
mutui: nei primi 5 mesi del 2008 il flusso di nuovi finanziamenti è sceso
del 12,4% a 18,4 miliardi. A fine 2007 il tasso di sofferenza delle famiglie
sui mutui era del 2%, in crescita dall'1,5% di fine 2006. Un livello
storicamente fisiologico, come evidenzia lo studio.
Il presidente Nomisma, Gualtiero Tamburini, ha tuttavia specificato che in
Italia " non c'è nessun rischio di tracollo come in Usa e in Spagna. La
nostra frenata è meno importante rispetto a quella americana e le situazioni
di insolvenza, stanti le politiche prudenti delle banche e delle famiglie,
fanno sì che il fenomeno sia sotto controllo".
Fonte : http://miaeconomia.leonardo.it/