venerdì 1 agosto 2008

Mutui : le banche fanno finta di non capire

Gli italiani non amano i servizi bancari.
Probabilmente perché i costi sono i più cari d'Europa e perché, da noi, non
c'è vera concorrenza tra gli operatori. Per questo, forse, tra le lenzuolate
di Pierluigi Bersani le più apprezzate dai consumatori sono state quelle in
materia bancaria.
Con il decreto sulle liberalizzazioni del 2006 è stata, infatti, prevista
l'abolizione delle spese di chiusura del conto corrente. Ma, si sa, non c'è
peggior sordo di chi non vuol sentire.

Con una nota del 21 Febbraio 2007 il Ministero è stato costretto a precisare
che la disposizione si applica a tutti i contratti a tempo indeterminato o a
esecuzione continuata o periodica come il conto corrente, il deposito titoli
in amministrazione (conto titoli), l'apertura di credito, il bancomat e la
carta di credito con esclusione del contratto di mutuo ( per i quali sono
stati adottati provvedimenti specifici ).

Da notare che il divieto di applicare le spese di chiusura riguarda sia le
spese espressamente indicate dal contratto come «costi di chiusura», sia
quelle relative a servizi aggiuntivi richieste dalla banca al cliente in
occasione dell'estinzione del rapporto (es. conteggi di liquidazione,
trasferimento dei titoli presso un altro istituto). A giudicare dai reclami
che pervengono all'Unione Nazionale Consumatori, comunque, molti clienti si
vedono richiedere somme non dovute proprio per scoraggiare la chiusura del
conto.

Il secondo decreto Bersani ( o "Bersani Bis" ) sui Mutui

Nel secondo decreto Bersani si è intervenuto, invece, sui mutui per
l'acquisto della prima casa. È stato, anzitutto, previsto il divieto di
applicazione di clausole penali nel caso in cui il cliente richieda
l'estinzione anticipata o parziale del contratto di mutuo e, in secondo
luogo, è stata disciplinata la possibilità di rinegoziare le condizioni del
mutuo presso la propria banca e la surrogazione del mutuo (c.d.
«portabilità» del mutuo) cioè il trasferimento del mutuo ad un'altra banca
disposta a praticare condizioni migliori. In entrambi i casi, le norme
tendono a favorire la possibilità per il mutuatario di sciogliere il vincolo
contrattuale senza oneri o spese e «trasportare» il finanziamento presso una
banca diversa a condizioni più vantaggiose. C'è, comunque, da dire che
mentre l'operazione di rinegoziazione è del tutto senza oneri, l'operazione
di surroga non è di fatto completamente gratuita essendo necessario
l'intervento del notaio la cui parcella - come da impegno del Consiglio
Nazionale del Notariato - è comunque limitata ad alcune centinaia di euro e
la cui spesa viene nella maggior parte dei casi sostenuta dalla nuova banca
che subentra per acquisire il cliente.


Ma che fatica, convincere le banche che questa era la strada indicata dal
legislatore: a più di un anno dall'entrata in vigore di queste norme,
infatti, sono poche le banche che attuano la rinegoziazione e la
«portabilità» del mutuo senza oneri per i risparmiatori tanto che
l'Antitrust ha aperto ben ventitrè istruttorie a carico delle banche più
importanti.

Gli interventi in Finanziaria 2008

Da ultimo è intervenuta la Finanziaria 2008 che ha modificato il secondo
decreto Bersani per cercare di rendere effettivamente gratuite la
rinegoziazione e la «portabilità» e ha previsto l'istituzione di un fondo di
solidarietà per coprire gli oneri derivanti dalla possibilità, riconosciuta
ai mutuatari in difficoltà, di non pagare due rate (per un massimo di 18
mesi); in tal caso la durata del contratto di mutuo e le garanzie ad esso
connesse verrebbero prorogate per un periodo di tempo uguale alla
sospensione.