Adiconsum in uno studio sui mutui a tasso variabile delle famiglie italiane.
In base al sondaggio in soli quattro anni la rata è aumentata di oltre il
50%.
Le cause sono da ricercare dall'impennata del tasso Euribor e non al tasso
Bce: se si confrontano infatti i due valori si nota la diffferenza, quasi un
punto percentuale in più.
Per ovviare a tale situazione, per l'Adiconsum sarebbe dunque più
conveniente collegare i tassi variabili non più al tasso Euribor, ma al
tasso Bce che è meno soggetto alle fluttuazioni del mercato e dalle
speculazioni finanziarie.
Per capire, prendiamo ad esempio un mutuo di 100.000 euro a 25 anni.
Nel 2004 la rata mensile era di 530 euro, legata ad un tasso Euribor 2,06% +
2% spread = 4,06%. La stessa rata sarebbe uguale anche se il mutuo fosse
stato collegato al tasso Bce.
Cosa succede oggi: la rata mensile con l'Euribor al 5.41% + 2% spread
ammonta a 802 euro mese, mentre se fosse stata con Bce 4,25% + 2% spread, la
rata ammonterebbe a 707 euro.
La differenza è di 95 euro al mese (se il calcolo fosse al 30 giugno, la
differenza salirebbe al 107 mese) sull'intero ammontare del mutuo.
La differenza di costo complessivo del mutuo è di ben 15.000 euro, pari ad
un anno di stipendio.
L'adozione dunque del tasso Bce, come riferimento delle operazioni sui mutui
a tasso variabile, permetterebbe di ridurre l'aggravio della rata mensile
agli italiani alle prese con l'acquisto della prima casa.