lunedì 27 ottobre 2008

La Bce tagli il costo del denaro

Tre azioni potrebbero attutire e gradualmente invertire la tendenza
recessiva sempre più grave in Italia: (a) detassazione d'emergenza per
imprese e famiglie affinché le prime mantengano investimenti e occupazione e
le seconde aumentino i consumi; (b) taglio del costo del denaro da parte
della Bce per ridurre il costo del credito, dei mutui e dei debiti, tra cui
quello dello Stato; (c) ricapitalizzazione delle banche italiane affinché
abbiano denaro sufficiente per erogare credito a prezzi ragionevoli.
Ma nessuna di queste è in atto ma, sembra, in preparazione. Perché?
Il governo deve fare i conti con l'enorme debito pubblico, la rigidità
"politica" della spesa pubblica e il tetto di deficit imposto dalle regole
europee. Il suo spazio di abbattimento delle tasse è minimo. Se taglia la
spesa pubblica si ritrova sindacati e categorie colpite in ribellione. Se
riduce le tasse senza tagliare spesa pubblica, incrementando il deficit
annuo e il già enorme debito pubblico, oltre all'infrazione europea, e
pazienza, accrescerà i dubbi del mercato sulla solvibilità dello Stato. Ciò
sarebbe catastrofico. Inoltre il governo ha messo in riserva per l'eventuale
ricapitalizzazione delle banche alcune decine di miliardi. Se li usa per la
detassazione non li avrà per coprire l'emergenza bancaria, prioritaria su
tutto il resto. Infatti Tremonti ha insistito nel recente passato per un
"fondo europeo" di sostegno in quanto non vede vie nazionali di stimolazione
economica.

Commentate come volete, ma la realtà è che non possiamo aspettarci a breve
stimolazioni fiscali di rilievo.
Proprio per questo l'attenzione deve concentrarsi sulla seconda misura
potenzialmente salvifica, il taglio del costo del denaro. Perché la Bce lo
tiene al 3,75% nonostante la caduta repentina del rischio di inflazione e
l'aumento di quello di deflazione (recessione) che le permetterebbe di
ridurlo al 2% senza troppi problemi? Ipotesi.
In questo momento i tassi monetari non riescono a governare il mercato e
forse la Bce pensa di sprecare un colpo stimolativo se tagliasse ora. E/o si
aspetta un aumento dei deficit pubblici nazionali per il sostegno al sistema
bancario e quindi tiene alti i tassi per non destabilizzare la moneta così
permettendo agli Stati di sforare. Infatti la riduzione dei tassi della
Banca centrale statunitense(Fed) non ha avuto grandi effetti stimolativi in
questo momento di mercato. Pur comprendendo tutto questo io ritengo, invece,
che la Bce dovrebbe tagliare subito e tanto, portando il tasso al 2,5%. Ciò
aiuterebbe, in parte, la discesa del costo dei mutui a tasso variabile e
quindi il ritorno di capitale alle famiglie. Comunque preparerebbe il
terreno per un prossimo ritorno all'ottimismo via credito meno costoso,
quando il credito riprenderà. Ridurrebbe il costo per interessi del debito
pubblico nazionale.
Probabilmente farebbe scendere il cambio dell'euro aiutando l'export, in
particolare in Italia e Germania, senza troppo rischio di inflazione
importata perché petrolio e materie prime hanno prezzi in caduta. Sarebbe un
rischio, certamente. Ma se non si rischia da qualche parte potremmo avere
troppe aziende fallite e famiglie per strada. Io taglierei, di brutto e
subito, e sono pronto a sostenere un confronto tecnico su questa posizione
con chiunque.
Ma se lo stimolo fiscale e monetario non arriveranno o saranno insufficienti
o tardivi, che almeno le banche riprendano ad erogare credito. Questo è il
cuore che pompa sangue nel corpo dell'economia. Il sistema bancario comunica
che i soldi li ha, che non c'è restrizione del credito e che tutto è a
posto. Purtroppo, al contrario, sono innumerevoli le testimonianze di
imprenditori e famiglie che non trovano credito o che lo trovano a prezzi di
strozzinaggio. Si tratta di "prudenza" bancaria o semplicemente del fatto
che le banche non hanno soldi? Sospetto la seconda possibilità, già emersa
in una dichiarazione di Berlusconi poi non rinnovata.
E temo che azionisti e dirigenti di parecchie banche preferiscano
restringere il credito, mettere a rischio l'istituto e l'economia
produttiva, piuttosto che svelare un fabbisogno di ricapitalizzazione che,
se eseguito, cambierebbe i poteri azionari e i manager. Poiché i fatti
alimentano il sospetto, la Banca d'Italia dovrebbe o rassicurarci - e mi
scuserei dell'abbaglio - oppure intervenire di forza per ricapitalizzare
quelle banche che hanno problemi. Almeno questo, visto che il resto non
verrà fatto, fatelo.