venerdì 6 agosto 2010

Mutui Le cinque mosse per trovare rate

Non è solo la leggerezza dell'essere a risultare insostenibile. A volte lo
può anche essere la leggerezza iniziale delle rate dei mutui, soprattutto se
non sono stati fatti i conti giusti e non si è tenuto conto che i tassi
possono anche impazzire. Un prestito a 20 anni a tasso indicizzato alle
condizioni attuali del mercato ha una rata iniziale più bassa del 27%
rispetto a quella di un tasso fisso e il gap giunge a sfiorare il 39% se
invece il prestito è trentennale: la conseguenza che si dovrebbe trarre da
questi numeri è che il tasso variabile è più adatto a chi ha pochi soldi a
disposizione e si trova nella necessità di risparmiare, mentre la
tranquillità è un lusso per ricchi. Ebbene, il comportamento da tenere
dovrebbe essere esattamente l'opposto: puntare sull'indicizzato quando si ha
un buon reddito, chiedere il fisso quando ci si sta indebitando al limite.
Questo perché ciò che davvero conta nei mutui non è tanto cercare di
risparmiare il più possibile quanto individuare la rata più adeguata alla
propria situazione finanziaria.

CorrierEconomia cerca di mostrarlo con le tabelle che pubblichiamo in queste
pagine e che cercano di rispondere alle cinque domande chiave da porsi prima
di scegliere un mutuo. Le tabelle, partendo proprio dalle condizioni
standard di mercato, valutano l'adeguatezza delle tre tipologie di mutuo più
diffuse (variabile tradizionale e con cap, fisso) a seconda del reddito di
chi chiede il prestito. Anche se i tassi sono ai minimi da un anno e mezzo,
complice la recessione, non si può trascurare il rischio che il costo del
denaro possa aumentare in maniera significativa e allora sarebbero dolori
per chi avesse optato avventurosamente sull'indicizzato, come sanno bene le
famiglie che tra il 2006 e il 2008 hanno dovuto fare i conti con rate salite
in maniera vertiginosa. Se infatti l'Euribor nel medio periodo dovesse
risalire al 5% (ricordiamo che nel punto peggiore della crisi due anni fa è
arrivato al 5,5%) l'incremento di una rata sul variabile a 20 anni sarebbe
del 63% (dato medio calcolato su tre anni), mentre l'incremento del
trentennale sarebbe addirittura dell'89%. Il risparmio iniziale rischia di
essere pagato davvero a caro prezzo. Due avvertenze, infine, per la lettura
dei dati: la prima è che quando indichiamo il reddito mensile minimo perché
un mutuo risulti sostenibile partiamo dal presupposto che non vi sia nessun
altro debito in corso (prestiti personali o rate per la macchina ad esempio)
perché la presenza di precedenti impegni finanziari riduce la possibilità di
ottenere credito; la seconda è che presupponiamo un mutuo di importo non
superiore all'80% del valore dell'immobile.

Fonte: (www.corriere.it)