mercoledì 28 luglio 2010

Mutui tasso variabile, eventuali rischi

Il mercato dei mutui è offre una vasta gamma di prodotti, dai tradizionali
finanziamenti immobiliari a tasso fisso e variabile, alle formule con Cap,
rata costante, tasso agevolato per i mutui giovani e le diverse soluzioni
offerte dagli istituti di credito adatte ai diversi profili dei richiedenti.
Le offerte di mutui a tasso variabile stanno attraversando attualmente un
periodo positivo grazie all'andamento favorevole dei tassi che vede gli
indici toccare valori al minimo storico. Ma non bisogna mai dimenticare i
rischi ai quali si potrebbe andare in contro optando per questa tipologia di
finanziamento immobiliare. Il 2.1% è un fattore decisamente invogliante per
quanti necessitano di un prestito immobiliare: un mutuo a questi livelli di
tasso è chiaramente molto conveniente.
Un mutuo variabile che parte da un tasso estremamente ridotto può diventare
a breve molto rischioso per il mutuatario: più contenuto è il tasso
iniziale, più alta è la quota di capitale che si comincia a rimborsare; nel
caso in cui durante la prima parte del prestito il costo del denaro dovesse
crescere notevolmente, anche la rata subirebbe un incremento improvviso e
sostanziale.
Con l'attuale andamento del mercato, con un mutuo al 2%, l'aumento del costo
del denaro di 2 punti rappresenterebbe un incremento degli interessi pari al
100%, a differenza di un regime al 4% dove questo incremento in valori
relativi rappresenta una crescita del 50%. Alcune simulazioni elaborate da
CorrierEconomia rendono chiari gli ipotetici rischi di questa tipologia di
mutuo in caso di una crescita dell'Euribor nei prossimi anni.
Tra le diverse casistiche analizzate, un mutuo variabile da 100 mila euro
per 30 anni con rata iniziale da 380 euro: si ipotizza che il reddito minimo
necessario sia pari a 2.000 euro al mese. Questa rata infatti, in caso di
una crisi come quella registrata nel 2008, potrebbe arrivare a costare al
mutuatario fino a 728 euro, ed in questo caso resterebbero al cliente 1300
euro per le spese quotidiane.
Il consiglio che emerge da questo studio di settore, è che la scelta del
variabile tradizionale è ideale solo nel caso in cui il valore della rata
sia intorno al 19-20% del reddito: massimo il 22% per i redditi più bassi e
al 24-25% per chi dispone di maggiori entrate.

Fonte: http://www.mutui.com/