martedì 26 agosto 2008

Mutui : le banche fanno finta di non capire

Gli italiani non amano i servizi bancari.
Probabilmente perché i costi sono i più cari d'Europa e perché, da noi, non
c'è vera concorrenza tra gli operatori. Per questo, forse, tra le lenzuolate
di Pierluigi Bersani le più apprezzate dai consumatori sono state quelle in
materia bancaria.
Con il decreto sulle liberalizzazioni del 2006 è stata, infatti, prevista
l'abolizione delle spese di chiusura del conto corrente. Ma, si sa, non c'è
peggior sordo di chi non vuol sentire.

Con una nota del 21 Febbraio 2007 il Ministero è stato costretto a precisare
che la disposizione si applica a tutti i contratti a tempo indeterminato o a
esecuzione continuata o periodica come il conto corrente, il deposito titoli
in amministrazione (conto titoli), l'apertura di credito, il bancomat e la
carta di credito con esclusione del contratto di mutuo ( per i quali sono
stati adottati provvedimenti specifici ).
Da notare che il divieto di applicare le spese di chiusura riguarda sia le
spese espressamente indicate dal contratto come «costi di chiusura», sia
quelle relative a servizi aggiuntivi richieste dalla banca al cliente in
occasione dell'estinzione del rapporto (es. conteggi di liquidazione,
trasferimento dei titoli presso un altro istituto). A giudicare dai reclami
che pervengono all'Unione Nazionale Consumatori, comunque, molti clienti si
vedono richiedere somme non dovute proprio per scoraggiare la chiusura del
conto.

Il secondo decreto Bersani ( o "Bersani Bis" ) sui Mutui

Nel secondo decreto Bersani si è intervenuto, invece, sui mutui per
l'acquisto della prima casa. È stato, anzitutto, previsto il divieto di
applicazione di clausole penali nel caso in cui il cliente richieda
l'estinzione anticipata o parziale del contratto di mutuo e, in secondo
luogo, è stata disciplinata la possibilità di rinegoziare le condizioni del
mutuo presso la propria banca e la surrogazione del mutuo (c.d.
«portabilità» del mutuo) cioè il trasferimento del mutuo ad un'altra banca
disposta a praticare condizioni migliori. In entrambi i casi, le norme
tendono a favorire la possibilità per il mutuatario di sciogliere il vincolo
contrattuale senza oneri o spese e «trasportare» il finanziamento presso una
banca diversa a condizioni più vantaggiose. C'è, comunque, da dire che
mentre l'operazione di rinegoziazione è del tutto senza oneri, l'operazione
di surroga non è di fatto completamente gratuita essendo necessario
l'intervento del notaio la cui parcella - come da impegno del Consiglio
Nazionale del Notariato - è comunque limitata ad alcune centinaia di euro e
la cui spesa viene nella maggior parte dei casi sostenuta dalla nuova banca
che subentra per acquisire il cliente.

Ma che fatica, convincere le banche che questa era la strada indicata dal
legislatore: a più di un anno dall'entrata in vigore di queste norme,
infatti, sono poche le banche che attuano la rinegoziazione e la
«portabilità» del mutuo senza oneri per i risparmiatori tanto che
l'Antitrust ha aperto ben ventitrè istruttorie a carico delle banche più
importanti.

Gli interventi in Finanziaria 2008

Da ultimo è intervenuta la Finanziaria 2008 che ha modificato il secondo
decreto Bersani per cercare di rendere effettivamente gratuite la
rinegoziazione e la «portabilità» e ha previsto l'istituzione di un fondo di
solidarietà per coprire gli oneri derivanti dalla possibilità, riconosciuta
ai mutuatari in difficoltà, di non pagare due rate (per un massimo di 18
mesi); in tal caso la durata del contratto di mutuo e le garanzie ad esso
connesse verrebbero prorogate per un periodo di tempo uguale alla
sospensione.

Fonte : http://iltempo.ilsole24ore.com

MUTUI INPDAP: precisazione dell'INPDAP per richiedere i mutui inpdap.


Oltre alle disposizioni previste in questa pagina relative ai MUTUI INPDAP, l'inpdap in  data 6 marzo 2008 ha precisato quanto segue:
Possono aderire al Fondo Credito e quindi accedere ai MUTUI INPDAP  i dipendenti di Enti Pubblici assunti con contratto a tempo determinato, che hanno diritto ad usufruire di tali prestazione durante l'intera durata del contratto di lavoro.

I mutui inpdap si dividono in:
Mutui INPDAP: l'INPDAP offre finanziamenti per l'acquisto della prima casa. I mutui inpdap hanno le seguenti durate: 10, 15, 20, 25 o 30 anni a tassi di interesse fisso e/o variabile.
Mutui INPDAP a cooperative: l'inpdap offre mutui a tasso agevolato a cooperative edilizie a proprietà individuale, costituite al massimo da 20 soci iscritti all'Inpdap.
Mutui INPDAP a Enti e Cooperative edilizie: i mutui inpdap a cooperative edilizie sono concessi con i fondi delle soppresse Casse Pensioni gestite dagli ex II.PP. La concessione è, tuttavia, sospesa da anni. Allo stato è in atto la sola gestione dei mutui in essere relative a erogazioni di somme ancora giacenti, rideterminazioni di rate, cancellazioni ipotecarie, estinzioni anticipate, frazionamenti di mutui, ecc..

Informazioni sito ufficiale Inpdap

Rinegoziare il mutuo casa

Interessante ed estremamente intelligente si presenta la materia della nuova finanziaria 2008, dedita esclusivamente ad un rialzo dell'economia della penisola, a lungo straziata da inflazioni e alte misure di tassazione.

Particolarmente articolata è la disciplina mutuale, che aggiunge accorgimenti sulla rinegoziazione dei mutui, attentamente analizzata dal gruppo ABI in collaborazione con il recente governo Berlusconi.
Valide ed efficaci risultano essere le modifiche apportate sulla base del passaggio: in effetti mal si annunciano le rate a tasso variabile inserite entro il contesto dei contratti stipulati antecedentemente il 1° gennaio del 2007, dove gravosi pagamenti hanno reso difficile la loro assoluzione.
Oggi è invece possibile proseguire nella sostituzione del regime da variabile a fisso, mantenendo una rateizzazione pari all'erogazione media dei mutui precedenti, partendo da una completa assenza delle spese notarili ed anche delle perizie tecniche. La novità sarà ben apprezzata da tutti coloro che hanno acceso il mutuo in riferimento all'acquisto della prima casa, mentre per chi trova particolari difficoltà nell'adempiere alle restituzioni del saldo un ricco fondo cassa è stato approntato per sopperire alle mancanze entro un limite di 20 milioni di euro.
È consigliabile consultare a tal proposito il sito mutui2008 all'interno della sezione come rinegoziare il mutuo pronto a delucidarvi su tutti gli interventi introdotti per ogni tipologia di rinegoziazione da supportare.

venerdì 1 agosto 2008

Mutui : ecco quanto si può ottenere

 

Si indebolisce il potere contrattuale delle famiglie alle prese con la richiesta di un mutuo.

L'aumento dei tassi medi (sia fissi sia variabili) applicati sui prestiti per l'acquisto della casa – balzati a giugno al 5,85% secondo l'Abi, l'Associazione bancaria italiana, sui massimi dall'agosto 2002 – si traduce, a parità di reddito (e quindi di potere contrattuale) in una diminuzione dell'importo finanziabile.

Così, se nel novembre del 2005 con 600 euro al mese era possibile richiedere un prestito a 20 anni di 105mila euro e a 30 di 133mila, oggi non si spunta, a regola d'arte, una somma superiore a 84.800 euro (20 anni) e 101.800 (30 anni).

In sostanza, gli ultimi scossoni sul fronte del credito hanno determinato una perdita del potere negoziale per una persona che vuole chiedere un mutuo con un reddito medio (circa 1.800 euro netti al mese) tra i 20 e i 30mila euro, di circa il 25 per cento. Non stupisce, allora, che nel primo semestre del 2008 l'importo medio delle erogazioni - secondo le rilevazioni dell'Osservatorio MutuiOnline.it - è sceso a 124mila euro rispetto ai 131mila di fine 2007. Mentre la domanda di mutui - in base al rapporto Afo financial outlook presentato oggi dall'Abi - dovrebbe rallentare nel 2008 e crescere del 4,9% a fronte del +8,7% del 2007.

La regola. Le somme erogate calano perché i tassi sono in rialzo e, allo stesso tempo, il principio con cui gli istituti di credito concedono un prestito non può, per ragioni di sostenibilità della rata, cambiare. Pur non essendo scritta, infatti, le banche tendono ad applicare la regola del 33 per cento: non concedono mutui la cui rata supera un terzo del reddito netto del richiedente/i. Ne consegue che in uno scenario di tassi rialzista (entro fine anno è previsto un nuovo ritocco all'insù di 25 punti base) le alternative sono due: chiedere una cifra inferiore o allungare la durata del mutuo.

Rata da 600 euro. Va però aggiunto che, aumentando la durata la quota interessi da pagare lievita in modo esponenziale. Ad esempio, ipotizzando un finanziamento ipotecario al tasso del 5,85%, i soggetti che non sono in grado di sostenere una rata superiore a 600 euro (il cui reddito netto si aggira, pertanto, sui 1.800 euro) se optano per una soluzione a 40 anni ottengono 26.350 euro in più in contanti rispetto a un prestito ventennale ma, in cambio, pagano interessi aggiuntivi per 117mila euro.

Rata da 800 euro. Con un reddito superiore, tale da potere sostenere una rata mensile da 800 euro, si può puntare fino a un finanziamento di 148.200 ripartito in un piano quarantennale dove, però, la quota interessi supera i 235mila euro.

Rata da 1.000 euro. Proporzioni simili per chi dispone di un budget famigliare che consente di onorare una rata mensile di 1.000 euro. Optando per la soluzione ventennale può spuntare 141.300 euro (con un monte interessi aggiuntivo di 98.730 euro). Raddoppiando la durata del finanziamento, gli interessi triplicano a 294.654 euro mentre il finanziamento ottenibile sale appena del 31% a 185.250 euro.

 

Mutuo che si può ottenere in relazione al reddito

Rata mensile sostenibile

Durata (anni)

20

25

30

40

600 € 

Importo ottenibile

84.800 €

94.500 €

101.800 €

111.150 €

Interessi passivi totali

59.252 €

85.568 €

114.401 €

176.840 €

 

800 €

 

Importo ottenibile

 

113.050 €

 

126.000 €

 

135.600 €

 

148.200 €

Interessi passivi totali

78.991 €

114.091 €

152.385 €

235.787 €

 

1.000 € 

 

Importo ottenibile

 

141.300 €

 

157.500 €

 

169.500 €

 

185.250 €

Interessi passivi totali

98.730

142.614 €

190.481 €

294.654 €

 

 

Note: esempio su un mutuo a un tasso del 5,85% - Fonte: elaborazione 24 Minuti

 

 

 

Mutui : le banche fanno finta di non capire

Gli italiani non amano i servizi bancari.
Probabilmente perché i costi sono i più cari d'Europa e perché, da noi, non
c'è vera concorrenza tra gli operatori. Per questo, forse, tra le lenzuolate
di Pierluigi Bersani le più apprezzate dai consumatori sono state quelle in
materia bancaria.
Con il decreto sulle liberalizzazioni del 2006 è stata, infatti, prevista
l'abolizione delle spese di chiusura del conto corrente. Ma, si sa, non c'è
peggior sordo di chi non vuol sentire.

Con una nota del 21 Febbraio 2007 il Ministero è stato costretto a precisare
che la disposizione si applica a tutti i contratti a tempo indeterminato o a
esecuzione continuata o periodica come il conto corrente, il deposito titoli
in amministrazione (conto titoli), l'apertura di credito, il bancomat e la
carta di credito con esclusione del contratto di mutuo ( per i quali sono
stati adottati provvedimenti specifici ).

Da notare che il divieto di applicare le spese di chiusura riguarda sia le
spese espressamente indicate dal contratto come «costi di chiusura», sia
quelle relative a servizi aggiuntivi richieste dalla banca al cliente in
occasione dell'estinzione del rapporto (es. conteggi di liquidazione,
trasferimento dei titoli presso un altro istituto). A giudicare dai reclami
che pervengono all'Unione Nazionale Consumatori, comunque, molti clienti si
vedono richiedere somme non dovute proprio per scoraggiare la chiusura del
conto.

Il secondo decreto Bersani ( o "Bersani Bis" ) sui Mutui

Nel secondo decreto Bersani si è intervenuto, invece, sui mutui per
l'acquisto della prima casa. È stato, anzitutto, previsto il divieto di
applicazione di clausole penali nel caso in cui il cliente richieda
l'estinzione anticipata o parziale del contratto di mutuo e, in secondo
luogo, è stata disciplinata la possibilità di rinegoziare le condizioni del
mutuo presso la propria banca e la surrogazione del mutuo (c.d.
«portabilità» del mutuo) cioè il trasferimento del mutuo ad un'altra banca
disposta a praticare condizioni migliori. In entrambi i casi, le norme
tendono a favorire la possibilità per il mutuatario di sciogliere il vincolo
contrattuale senza oneri o spese e «trasportare» il finanziamento presso una
banca diversa a condizioni più vantaggiose. C'è, comunque, da dire che
mentre l'operazione di rinegoziazione è del tutto senza oneri, l'operazione
di surroga non è di fatto completamente gratuita essendo necessario
l'intervento del notaio la cui parcella - come da impegno del Consiglio
Nazionale del Notariato - è comunque limitata ad alcune centinaia di euro e
la cui spesa viene nella maggior parte dei casi sostenuta dalla nuova banca
che subentra per acquisire il cliente.


Ma che fatica, convincere le banche che questa era la strada indicata dal
legislatore: a più di un anno dall'entrata in vigore di queste norme,
infatti, sono poche le banche che attuano la rinegoziazione e la
«portabilità» del mutuo senza oneri per i risparmiatori tanto che
l'Antitrust ha aperto ben ventitrè istruttorie a carico delle banche più
importanti.

Gli interventi in Finanziaria 2008

Da ultimo è intervenuta la Finanziaria 2008 che ha modificato il secondo
decreto Bersani per cercare di rendere effettivamente gratuite la
rinegoziazione e la «portabilità» e ha previsto l'istituzione di un fondo di
solidarietà per coprire gli oneri derivanti dalla possibilità, riconosciuta
ai mutuatari in difficoltà, di non pagare due rate (per un massimo di 18
mesi); in tal caso la durata del contratto di mutuo e le garanzie ad esso
connesse verrebbero prorogate per un periodo di tempo uguale alla
sospensione.

La bolla immobiliare si sta sgonfiando

Arrivano i numeri del mercato immobiliare.
È ancora troppo presto per parlare di crisi, ma sicuramente le tensioni
internazionali che giungono dagli Stati Uniti e la tensioni sull'inflazione
che stanno fortemente preoccupando la Banca centrale europea, hanno
condizionato l'ultimo anno del settore immobiliare. A dimostrarlo, l'analisi
fornita dall'istituto di ricerca Nomisma nel Rapporto sul mercato
immobiliare nel primo semestre dell'anno, da cui emerge un quadro chiaro: i
tempi di vendita delle case si sono allungati fino ai sei mesi e, per la
prima volta negli ultimi 10 anni, sono diminuiti i prezzi reali che crescono
di appena l'1,1% al netto dell'inflazione.

Numeri alla mano. Nel 2007 ci sono state 40mila compravendite di abitazioni
in meno rispetto al 2006 (-4,6%) e un decremento dell'1,2% dell'erogazione
dei mutui.
Non solo. Scoraggiate dall'aumento dei tassi di interessi dei mutui e da una
diffusa stretta creditizia, sono pochissime le famiglie italiane che hanno
intenzione di comprare un'abitazione nei prossimi dodici mesi: 1,8% contro
il 7% registrato agli inizi del 2000.
A fare registrare gli incrementi maggiori sono stati comunque i settori di
impresa, in particolare quello commerciale, mentre più contenuta è risultata
la dinamicità riscontrata in corrispondenza delle abitazioni.
Secondo il Rapporto di Nomisma, per quanto riguarda le modalità di acquisto
delle case sono il 22,2% del totale le famiglie che hanno in corso un mutuo
e corrispondono a 5milioni e 174mila nuclei famigliari. Di questi l'89,5%
(circa 4,5 milioni ) ha un mutuo per la prima casa e l'11,9% per altre case.
La domanda di abitazioni è composta dal 51% per la prima casa (in
tendenziale aumento rispetto al 2007, frutto delle richieste di nuove
famiglie e del passaggio dall'affitto alla proprietà della popolazione
immigrata straniera) , dal 28% per la sostituzione, dal 9% per la seconda
casa e dal 12% per investimento.
In quattro grandi città si registrano cali reali dei prezzi delle abitazioni
nell'ultimo anno, con flessioni comprese fra il -0,5% e il -1%: si tratta di
Milano, Bologna, Firenze e Venezia. Gli sconti sui prezzi richiesti per le
case crescono del 10% sull'anno e vanno al 12,2%.
Le 13 grandi aree urbane nazionali vedono inoltre una flessione delle
transazioni del 9,3%, ma già avevano cominciato a perdere terreno nel 2006,
diminuendo del 2,2%, mentre le intenzioni di acquisto di un'abitazione nel
prossimo anno sono sui livelli più bassi dell'ultimo ciclo immobiliare
(1,8%), quando erano al 7% all'inizio degli anni 2000.
La dèbacle del mercato immobiliare si ripercuote anche sulle erogazioni dei
mutui: nei primi 5 mesi del 2008 il flusso di nuovi finanziamenti è sceso
del 12,4% a 18,4 miliardi. A fine 2007 il tasso di sofferenza delle famiglie
sui mutui era del 2%, in crescita dall'1,5% di fine 2006. Un livello
storicamente fisiologico, come evidenzia lo studio.
Il presidente Nomisma, Gualtiero Tamburini, ha tuttavia specificato che in
Italia " non c'è nessun rischio di tracollo come in Usa e in Spagna. La
nostra frenata è meno importante rispetto a quella americana e le situazioni
di insolvenza, stanti le politiche prudenti delle banche e delle famiglie,
fanno sì che il fenomeno sia sotto controllo".
Fonte : http://miaeconomia.leonardo.it/

Quando il Mutuo diventa un incubo

Le rate dei mutui a tasso variabile strozzano le famiglie: gli aumenti sono
stati del 10% annui.

Addio alla casa. Il 2008 andrà probabilmente in archivio come l'anno boom
dei pignoramenti, con una crescita media del 20%. Un saltone, specie se
confrontato con l'anno 2003, quando ancora molti fantasmi non si erano
affacciati: rispetto ad allora la case vendute dal tribunale sono il 46,50%
in più.

I numeri parlano chiaro: Dal 2003 ad oggi il numero degli immobili pignorati
è cresciuto costantemente, anno dop anno. Un super aumento che si spiega in
molti modi: carovita, con i rincari di pane, pasta, frutta, verdura e
benzina a svuotare i portafogli, ma anche il boom dei mutui. "Cos'è successo
in questi anni? Semplice, il tasso Euribor è schizzato alle stelle", spiega
Alessandro Valgimigli di Systema Mutui. In parole povere, è aumentato il
costo del denaro, e di conseguenza le rate dei mutui a tasso variabile.
"Facciamo un rapido conto: la rata di un mutuo ventennale che copre 100mila
euro costava nel luglio 2006 la cifra di 605 euro. Oggi ne costa 716, cioè
111 in più. E naturalmente se fosse stato più caro o più lungo l'aumento
sarebbe stato maggiori. Consideri che i nostri clienti hanno mutui medi di
140mila euro...".

Risultato: in due anni, l'aumento del costo del denaro ha spinto in alto le
rate dei mutui. "Un aumento di 100 o 200 euro al mese è sostenibile per un
anno, non di più. Se il mutuo è di 20 o 40 anni non ce la si fa più". Un
parallelo inquietante: nel 2007 l'aumento di mutui erogati fu del 10%, oggi,
appena sette mesi dopo, il 10% è l'aumento di pignoramenti. C'è un legame?
"Così stretto no. Dal 2000 al 2005 i mutui crescevano, ma i pignoramenti non
erano in numero così alto. Le famiglie italiane sono meno indebitate che
quelle del resto d'Europa, ma cominciamo a vederne tante prigioniere delle
rate".

Ma come funziona il meccanismo che porta via la casa per pagare i debiti? "C
'è una normativa europea — spiega Nello Fioroni, vicedirettore della Cassa
dei Risparmi di Forlì e della Romagni — che stabilisce 180 giorni di tempo
per pagare. Dopo questo periodo di insolvenza, la banca è tenuta a
denunciare il debitore. A quel punto si va in tribunale, dove il giudice
stabilisce un precetto, una sorta di ultimatum, un termine entro il quale
pagare pena il pignoramento. Che scatta solo in caso di prolungata
insolvenza". Il tutto condito con le tradizionali lungaggini all'italiana.
"Però nel nostro caso le azioni legali sono in netto calo negli ultimi due
anni, per effetto del decreto Bersani: la possibilità di allungare il mutuo
o di trasformarlo da tasso variabile a tasso fisso hanno salvato molti
risparmiatori".

Di parere opposto Vittorio Girolimetti di Assoutenti: "Questa situazione è
la dimostrazione che le liberalizzazioni non hanno funzionato. Le banche
dovrebbero essere più prudenti. Le coppie monoreddito forlivesi sono in
grande difficoltà. Altro che rinunciare a una pizza a settimana...". Cosa si
può fare? "Servono politiche nazionali e regionali — spiega l'assessore al
welfare Loretta Bertozzi —, noi possiamo fare qualcosa se arrivano fondi ad
hoc, come in passato. Per esempio? I buoni per la casa, che grazie ai
finanziamenti permettevano sconti sull'acquisto della prima casa. C'era una
graduatoria che teneva conto della giovane età e del reddito". Una sorta di
case popolari, ma con la graduatoria completamente diversa.

Fonte : http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/